Verdena-Endkadenz Vol. 2


Verdena2

Non c’è nulla da fare, oramai il nome dei Verdena è sulla bocca di tutti. L’ottimo “Endkadenz Vol.1″, infatti, ha definitivamente spalancato le porte della notorietà globale ai tre bergamaschi, che hanno visto riconosciuto il loro talento in ambienti che venivano dati per persi. Il fenomeno è diventato virale, tanto da ritrovarlo praticamente su qualsiasi pagina, sia musicale che non. Siamo di fronte all’italianissima salita sul carro dei vincitori o c’è di più? Sta ad “Endkadenz Vol. 2″ l’arduo compito di diradare ogni dubbio.

Un album attesissimo, che però stranamente era stato quasi dimenticato, sovrastato com’era dalla granitica possanza del suo predecessore, capace di mettere tutti d’accordo sull’inarrestabile qualità del gruppo. Forti del successo ottenuto, i tre ragazzi si sono spinti in lungo ed in largo nella penisola saltando da un palco all’altro, condendo di nuovo le loro performance con l’oramai classico insieme di volumi assordanti e isteria incontrollata, diventando ancor di più la bandiera della scena alternative italiana, portati in trionfo come neanche la Madonna alle sfilate religiose di paese. La base di pubblico si è ulteriormente allargata, arricchendosi di una folta schiera di fangirl adoranti, effetto collaterale senza dubbio fisiologico che però descrive al meglio l’ascesa popolare della band. Tutti d’accordo insomma, tutto bellissimo e stupendamente fico. Ma i fenomeni di massa purtroppo sono da osservare dalla lunga distanza : il vortice di ordinaria follia adorante ha forse raggiunto picchi patetici, e di certo non per colpa del gruppo bergamasco. E cosi in mezzo a questo turbinio di applausi a scena aperta viene dato in pasto alla massa adorante questa seconda parte del lavoro in studio del gruppo, che continua senza sosta il suono del primo volume. C’è da notare fin da subito che al primo ascolto, a differenza del suo predecessore, si fa fatica a ricordare anche una sola canzone nel mezzo del flusso collettivo. Si ha l’impressione di un’altra jam session lunga un’ora in cui i Nostri sfogano tutta la loro classica rabbia compositiva, senza però riuscire a graffiare come dovrebbero. Il suono è senza dubbio figlio di “Vol.1”, ma si prova un forte senso di ripetizione, come se mancasse qualcosa: a tratti viene inserito il pilota automatico, e la classica litania dei Verdena prende forma, ricalcando un canovaccio fin troppo familiare. Lo schema che per il primo volume ha retto a meraviglia ora pare ripetitivo e scontato, con un sound decisamente meno arrogante e più vicino alle scelte stilistiche di “Wow”. I tredici pezzi, tranne qualche caso sporadico, suonano come qualcosa di già sentito, soprattutto nelle parti vocali, con la voce di Alberto Ferrari che pare la parodia di se stesso. Manca lo spaventoso mordente di “Vol.1”, mancano le esplosioni di suono, manca la cacofonia controllata che dava sfogo a primitivi istinti compositivi al limite dello stoner rock. Qui ci si ritrova solo davanti ad una sessione di prove intensa ma senza profondità, ed è un grandissimo peccato. L’inizio graffiante con “Cannibale” fa ben sperare, seguito a ruota dall’ispiratissimo pianoforte di “Dymo” e dai chitarroni usciti direttamente dal precedente CD del primo singolo “Colle Immane”. Ma da qui il lavoro comincia ad attorcigliarsi pericolosamente su se stesso, minando la propria stabilità. La voce decisamente troppo effettata di “Un Blu Sincero” preannuncia l’inevitabile discesa nell’ordinaria amministrazione, con l’arabeggiante ed anonima “Identikit” e “Nera Visione”, l’ennesima ballata. Il resto delle tracce si assesta su un livello mediocre, condite dal classico suono dei Verdena, a cui manca quel quid in più per strabuzzare gli occhi come nei capitoli precedenti. Unico guizzo che fa alzare dalla sedia è il binomio “Fuoco Amico I”/”Fuoco Amico II”, che tiene su la baracca.

In questo caso i Verdena perdono un’ottima occasione, osando ancora una volta nella tentazione di un doppio CD che stavolta non riesce pienamente. Innegabile che la caratura del gruppo rimanga invariata, grazie all’audace foga artistica che li ha sempre contraddistinti, anche in questo binomio di “Endkadenz”. Ma in questo caso non si urla al miracolo, ed un gruppo come quello di Ferrari e soci può di certo permetterselo, tronfi dall’alto della loro sicurezza intrinseca. Lunga vita ai Verdena, magari la prossima volta senza l’ennesimo doppio lavoro dispersivo.

6.5

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